Come giovane danzamovimentoterapeuta, in questa relazione vorrei raccontare e testimoniare l’insidiosa e totalizzante malattia che è la dipendenza patologica attraverso la rielaborazione del mio lavoro in questo ambito; l’espressività del movimento corporeo, la “danza”, viene intesa sia come esperienza, sia come forma artistica che diviene sempre più ricca e carica di simboli evocativi, fino ad animare il corpo libero dalla sostanza. Vorrei mettere in rilievo come la DMT costituisca un potente strumento che può dare voce ai paesaggi interiori della persona anche quando sono molto dolorosi e ingombranti, come quelli dei ragazzi e delle ragazze che ho incontrato per diversi anni al Centro Soranzo e nella Pronta Accoglienza Confine. Nello specifico descriverò come nel setting della DMT si crei uno spazio potenziale che permette e facilita lo sviluppo del processo creativo e terapeutico, tratto identitario di una professionalità e di un modello, quello di Art Therapy Italiana, che rappresenta uno strumento specifico di cura a partire dalla messa in gioco autentica nella relazione e nell’incontro.